Sincerità e tradizione: appello spontaneo a Dio
Nel mondo della ricerca spirituale, molti credenti provano un profondo timore reverenziale quando si rivolgono a Dio non secondo un modello, ma spontaneamente, sulla base dell'impulso interiore e della sincerità dell'anima. Questo impulso naturale di fede permette a tutti di sentirsi più vicini all'essenza divina, perché, realizzando l'onniscienza e l'onnipresenza del Signore, una persona comprende che, indipendentemente dalla lingua e dalla forma del discorso, la cosa principale è la sincerità del cuore e la profonda riverenza.Tuttavia, insieme a questa spontaneità, c'è un altro aspetto non meno significativo della vita di preghiera: l'ordine ufficiale di culto. In essa il credente, attraverso rituali stabiliti e forme preparate, esprime la sua consapevolezza dell'infinitamente grande grandezza della potenza di Dio e del suo umile posto in questo mondo. Le preghiere tradizionali, con la partecipazione degli intercessori dei santi, aiutano a sottolineare che anche negli appelli interiori più sinceri non si perde il legame con l'eredità spirituale, dove ogni forma ha un suo senso e un suo significato profondo.Così, la tradizione cristiana dimostra una notevole unità: la conversione spontanea a Dio diventa una manifestazione naturale della fede personale se è accompagnata da una sincera riverenza e dal rispetto dei canoni stabiliti. Questo approccio unisce il cuore dei credenti, permettendo loro di sentire la presenza del Signore in ogni momento e in ogni luogo, indipendentemente dalle parole e dai costumi, pur rimanendo fedeli sia alla tradizione che all'esperienza spirituale personale.
Come viene percepito nella tradizione cristiana un appello estemporaneo a Dio e ai santi dal punto di vista del galateo religioso?Nella tradizione cristiana, l'appello spontaneo (estemporaneo) a Dio e ai santi è del tutto lecito ed è percepito come un'espressione sincera di stupore e di fede interiori, ma non perde la sua profondità spirituale e il suo atteggiamento riverente. Ad esempio, come è detto nella fonte " link txt" (pagina 1296), una persona, rendendosi conto dell'onniscienza e dell'onnipresenza di Dio, può rivolgersi a Lui in qualsiasi lingua, perché il Signore conosce nell'anima di tutti, il che sottolinea l'importanza della sincerità e dello stato interiore: "Ricordare che ovunque egli sia, qualunque cosa faccia, qualunque cosa pensi, il Signore sa dove si trova, sa chi è e cosa sta pensando in quel momento, e vuole salvarlo. Quando un pensiero del genere viene alla mente di una persona, sente un tremito dell'anima. E ponendosi davanti a Dio, una persona può rivolgersi a Lui. Sapendo che Dio è onnipresente, sapendo che Dio è onnipotente, sapendo che Dio, prima ancora che diciamo o pensiamo qualcosa, sa già cosa diremo o penseramo, possiamo rivolgerci a Lui in qualsiasi lingua: greco, latino, inglese, giapponese, cinese, una qualsiasi delle dozzine di lingue africane. E chiunque corre a Dio sa sempre per esperienza propria che Dio lo ascolta". Allo stesso tempo, la comunicazione liturgica ufficiale richiede l'osservanza di alcune norme e di un'etichetta, dove la preghiera è elevata a un atto di profonda riverenza. Ad esempio, la fonte link txt (pagina 102) descrive in dettaglio che durante la preghiera il credente deve essere consapevole dell'infinita grandezza di Dio e della sua indegnità, nonché essere convertito attraverso forme stabilite con la partecipazione degli intercessori dei santi, il che indica che anche se la conversione avviene spontaneamente, deve essere basata sulla sincera riverenza e osservanza dell'ordine stabilito: "Durante l'esecuzione stessa della preghiera: 1) dobbiamo avere una profonda riverenza per Dio, che deriva da una rappresentazione vivente della grandezza illimitata di Dio e della nostra indegnità; 2) dobbiamo elevare la preghiera al Padre Celeste nel nome del Suo Figlio Unigenito, sperando nei Suoi meriti e nella Sua intercessione. ... 4) riconoscendo umilmente la nostra indegnità per elevare direttamente le nostre preghiere al trono di Dio, dobbiamo ricorrere all'intercessione dei santi..." Così, un appello estemporaneo a Dio e ai santi è percepito non come una violazione delle norme, ma come una manifestazione naturale della fede, se è accompagnato dalla sincerità, dalla riverenza interiore e dalla comprensione del significato delle tradizioni stabilite di comunicazione con il divino. Citazioni a supporto: "Ricordare che ovunque egli sia, qualunque cosa faccia, qualunque cosa pensi, il Signore sa dove si trova, sa chi è e cosa sta pensando in quel momento, e vuole salvarlo. Quando un pensiero del genere viene alla mente di una persona, sente un tremito dell'anima. E ponendosi davanti a Dio, una persona può rivolgersi a Lui... " (fonte: link txt, pagina 1296) "Durante l'esecuzione stessa della preghiera: 1) dobbiamo avere una profonda riverenza per Dio... 4) riconoscendo umilmente la nostra indegnità per l'elevazione diretta delle nostre preghiere al trono di Dio, dobbiamo ricorrere all'intercessione dei santi: ..." (fonte: link txt, pagina 102)