La risposta a questa domanda implica che l'espulsione dal Paradiso nella narrazione biblica avviene originariamente con Adamo (ed Eva), ma le sue conseguenze sono imposte a tutta l'umanità in quanto eredi dei progenitori.
I canoni ecclesiastici non stabiliscono un'età minima speciale per l'ordinazione al rango sacerdotale di vescovo (e il patriarca, in quanto rappresentante del più alto servizio episcopale, rientra in questa categoria). Così, secondo il testo del documento, "I canoni non definiscono l'età minima per la consacrazione all'episcopato" (fonte: 996_4978.txt). Per quanto riguarda l'attuale Statuto della Chiesa ortodossa russa, l'età minima per i candidati all'episcopato (cioè per l'ordinazione al grado più alto) è fissata a 30 anni: "Secondo l'attuale Statuto della Chiesa ortodossa russa, i diaconi e i presbiteri possono essere ordinati al raggiungimento della maggiore età civile (cioè all'età di 18 anni), e i candidati all'episcopato devono avere almeno 30 anni" (fonte: 772_3856.txt). Inoltre, la disposizione riflessa nello Statuto canonico del 2000 afferma: "i candidati all'episcopato devono essere eletti all'età di almeno 30 anni" (fonte: 1308_6535.txt).
Secondo il Regolamento sul Tribunale Ecclesiastico della Chiesa Ortodossa Russa, la durata del mandato dei giudici del tribunale diocesano non è determinata. Questo può essere visto dal seguente estratto:
L'affermazione "Dio prende tutto" in questo contesto riflette l'idea che l'allontanamento di ogni persona dalla vita non avviene per caso, ma per divina provvidenza, al fine di salvare la sua anima. Secondo questa visione, Dio agisce individualmente: sceglie proprio il momento in cui una persona ha bisogno di "passare" dalla vita per mantenere o addirittura migliorare la sua condizione spirituale. Cioè, se la vita futura di una persona minaccia il deterioramento dell'anima a causa dei peccati e delle tentazioni accumulate nel mondo, Dio la toglie per salvarla, dandogli l'opportunità di evitare ulteriori conseguenze negative, e se c'è un'opportunità di crescita spirituale, permette alla persona di continuare la sua vita.
Nella visione cristiana del mondo, nonostante l'affermazione della volontà divina, la presenza della morte e del male si spiega con le peculiarità della struttura del mondo e della libertà umana. Da una parte, l'anima umana ha un principio di libertà simile a quello di Dio, che le permette di agire secondo le proprie leggi e persino di resistere alla volontà superiore. Così, la caduta dell'uomo e la deviazione dai veri valori danno origine a quegli stati che percepiamo come male e morte, non come creazione diretta di Dio, ma come risultato del rifiuto della vita e dell'Amore. Questo è affermato in una delle fonti:
Come viene trattata la questione biblica della cacciata dal Paradiso: si applica solo ad Adamo o ad ogni persona?
Quali limiti di età per il servizio dei patriarchi sono stabiliti dai canoni ecclesiastici e dallo Statuto della Chiesa ortodossa russa?
Qual è la durata del mandato dei giudici del tribunale diocesano della Chiesa ortodossa russa secondo il Regolamento sul tribunale ecclesiastico?
Cosa può significare l'affermazione "Dio prende tutto" nel contesto di una visione religiosa del mondo?
Perché la morte e il male si osservano nel mondo dei credenti, nonostante la volontà divina proclamata, e a chi si rivolgono effettivamente i loro seguaci?
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