Quale metodo di lavoro con i bambini con autismo può essere considerato il più efficace?
Il metodo più efficace per lavorare con i bambini con autismo, secondo i dati presentati, può essere definito un approccio individuale e dinamico, che prevede un'interazione attiva con il bambino e non si limita al semplice adattamento di mezzi esterni alle sue abitudini.Ad esempio, in una delle osservazioni si nota che vari specialisti hanno eseguito con i bambini azioni come spostare piccoli oggetti, dondolarsi sul pavimento e stabilire un contatto attraverso l'approccio fisico. È stato in questo caso che i risultati sono stati sorprendenti: il successo di un bambino in particolare (Andrew) è stato incomparabile con quelli raggiunti dai bambini che hanno frequentato il gruppo per diversi anni. Ciò sottolinea l'importanza del contatto personale e dal vivo e del coinvolgimento attivo del bambino nel processo lavorativo (fonte: 473_2360.txt).Allo stesso tempo, un altro approccio basato sull'uso di carte speciali, sebbene facilitasse la comunicazione, portava all'isolamento del bambino dalla piena interazione con il mondo esterno. Gli autori del testo notano che questo metodo rimane spesso un vicolo cieco, poiché non contribuisce allo sviluppo di capacità di comunicazione indipendente e significativa (fonte: 473_2360.txt, pagina: 39).Pertanto, tenendo conto di queste osservazioni, il metodo più efficace può essere considerato il metodo che prevede l'interazione attiva dal vivo e l'adattamento alle caratteristiche individuali del bambino, consentendogli di padroneggiare importanti abilità comunicative, e non il metodo in cui la comunicazione è costruita esclusivamente con l'aiuto di carte o altri mezzi ausiliari.Citazioni a supporto:"Le persone autistiche sono caratterizzate da azioni stereotipate, e uno degli specialisti inglesi per molto tempo ha spostato monotonamente piccoli oggetti con il bambino da una pila all'altra. Il secondo, seduto con il bambino sul pavimento, si dondolava avanti e indietro con lui. Il terzo (era una donna) ha cercato di stabilire un contatto con un bambino autistico di cinque anni, gattonando con lui sul tappeto. I risultati del lavoro erano evidenti: i bambini che frequentavano l'asilo per due o tre anni, se avanzavano nel loro sviluppo, allora non tanto quanto il ragazzo Andrew. O meglio, non era paragonabile. I successi sono stati incomparabili. Oltre, però, ai metodi". (fonte: 473_2360.txt)"Quando cercano di adattare la comunicazione con un bambino autistico al suo modo di vivere e alle sue abitudini, allora, per esempio, inventano carte speciali. Loro (diamo la parola a Soshinsky) "raffigurano le azioni che il bambino voleva compiere: mangiare, camminare, e così via. E invece di insegnare a un bambino autistico a fare una cosa difficile ma importante per lui, cioè dire: "Ho fame", gli viene offerto di mostrare silenziosamente un biglietto con una ciotola da disegno e un cucchiaio. La comunicazione è facilitata, ma acquisisce un carattere senza uscita. La comunicazione con l'aiuto delle carte non introduce il bambino nel mondo umano, lo lascia isolato". I Soshinsky decisero "di non capire i gesti se non sono supportati dalla parola o almeno da un tentativo di farlo. Andrew, per esempio, ha infilato in un barattolo di zucchero. Natasha (nonna) "non capiva" questo gesto. Questo "malinteso" è durato mezz'ora, un'ora". (Fonte: 473_2360.txt, pagina: 39)